Il Dsm-IV-TR (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, 2000 dell’ A.P.A. – American Psychiatric Association) include in questa sessione i seguenti disturbi: Disfunzioni Sessuali, Parafilie , e Disturbi dell’Identità di Genere.
Presentiamo di seguito un inquadramento generale di questi disturbi del manuale dell’area psichiatrica più diffuso e utilizzato al mondo:
6.1 Le Disfunzioni Sessuali sono caratterizzate da un’anomalia del desiderio sessuale e delle modificazioni psicofisiologiche che caratterizzano il ciclo di risposta sessuale, e causano notevole disagio e difficoltà interpersonali.
Le Disfunzioni Sessuali comprendono:
1) I Disturbi del Desiderio Sessuale (Disturbo da Desiderio Sessuale Ipoattivo, Disturbo da Avversione Sessuale),
2) Disturbi dell’Eccitazione Sessuale (Disturbo dell’Eccitazione Sessuale Femminile, Disturbo Maschile dell’Erezione)
3) Disturbi dell’Orgasmo (Disturbo dell’Orgasmo Femminile, Disturbo dell’Orgasmo Maschile, Eiaculazione Precoce)
4) Disturbi da Dolore Sessuale (Dispareunia, Vaginismo)
5) Disfunzione Sessuale Dovuta ad una Condizione Medica Generale
6) Disfunzione Sessuale Indotta da Sostanze
7) Disfunzione Sessuale Non Altrimenti Specificata.
6.2 Le Parafilie sono caratterizzate da ricorrenti e intensi impulsi, fantasie, o comportamenti sessuali che implicano oggetti, attività o situazioni inusuali e causano disagio clinicamente significativo o compromissione dell’area sociale, lavorativa, o di altre aree importanti del funzionamento.
Le Parafilie includono:
1) l’Esibizionismo
2) il Feticismo
3) il Frotteurismo
4) la Pedofilia
5) il Masochismo Sessuale ed il Sadismo Sessuale
6) il Feticismo di Travestimento
7) il Voyeurismo
8) e la Parafilia non Altrimenti Specificata.
6.3 Disturbi dell'identità di Genere
L’identità di genere è uno dei fattori psicosessuali che insieme con l’identità sessuale, l’orientamento sessuale ed il comportamento sessuale, vanno a costituire, nel contesto generale della personalità, la sessualità dell’individuo.
L’identità di genere è la sensazione soggettiva e profondamente radicata che ognuno ha di essere uomo o di essere donna e che generalmente corrisponde al sesso biologico della persona.
Il Disturbo dell’Identità di Genere è caratterizzato, così come illustrano gli items del DSM-IV-TR, da due criteri principali, componenti che devono essere entrambe presenti per fare diagnosi:
Criterio A
Deve essere evidente una intensa e persistente identificazione col sesso opposto, che è il desiderio di essere, o l’insistenza sul fatto di essere, del sesso opposto.
L’identificazione con l’altro sesso non deve essere solo un desiderio per qualche presunto vantaggio culturale derivante dall’appartenenza al sesso opposto.
Criterio B
Deve esserci prova di un persistente malessere riguardo alla propria assegnazione sessuale, oppure un senso di estraneità riguardo al ruolo di genere del proprio sesso.
La diagnosi non va fatta se il soggetto ha una concomitante condizione fisica intersessuale (per es., sindrome parziale di insensibilità agli androgeni o iperplasia surrenale congenita).
Inoltre, per fare diagnosi, deve esservi prova di un disagio significativo sul piano clinico, oppure di compromissione dell’area sociale, lavorativa, o di altre aree importanti del funzionamento.
Il Disturbo dell’Identità di Genere esordisce nella prima infanzia, verso i 3-4 anni di età.
Le caratteristiche cliniche e i sintomi del disturbo sono molto tipici e particolari.
I maschi rivelano un eccessivo interesse per giochi ed attività tradizionalmente femminili e preferiscono giocare e trascorrere il tempo con amiche femmine. Vogliono indossare abiti da donna e possono rappresentare gonne e i capelli lunghi con asciugamani, grembiuli e sciarpe. Il loro modo di fare e la loro gestualità è molto femminile e affermano che quando cresceranno diventeranno una donna. Possono rifiutarsi di andare a scuola perché spesso sono oggetto di derisioni da parte dei coetanei e perché provano disagio a dover indossare abiti maschili e non femminili come vorrebbero.
Le bambine preferiscono avere amici maschi e dimostrano grande interesse in sport e giochi tipicamente maschili rifiutando invece di giocare con le bambole o ad altri "giochi da femmine". Possono rifiutarsi di urinare in posizione seduta e affermano che da grandi non avranno le mammelle e non verranno loro le mestruazioni, ma, al contrario, diventeranno uomini e avranno il pene.
Il forte desiderio di appartenere al sesso opposto a quello biologico, di vivere ed essere trattati come membri di tale sesso, ed il persistente disagio e senso di estraneità nei confronti del proprio corpo, persistono e si fanno più consapevoli in adolescenza e nell’età adulta.
Questi soggetti soffrono molto per la loro condizione e desiderano fortemente acquisire le caratteristiche anatomiche del sesso a cui sentono di appartenere. Affermano di essere nati nel corpo sbagliato, di sentirsi in esso intrappolati e provano un profondo disgusto per i propri organi genitali.
Attraverso l’abbigliamento, il trucco, l’uso di ormoni e il ricorso ad operazioni chirurgiche, questi soggetti cercano di adattare il loro sesso biologico al loro sesso psicologico. Pertanto, si rivolgono al medico per intraprendere terapie endocrine o per sottoporsi ad interventi chirurgici, non perché preoccupati dalla loro mente; non ritengono, infatti, di aver nessuna problematica di ordine psichiatrico, sostengono che il vero problema sia l’essere nati in un corpo sbagliato che necessita di essere modificato e reso adeguato alla loro vera identità di genere.
Nei soggetti adolescenti e adulti si possono riscontrare quattro tipi di orientamento sessuale.
Il paziente può provare attrazione per soggetti del suo stesso sesso biologico e questa è la situazione più frequente e che viene considerata maggiormente in accordo con le caratteristiche del disturbo.
L’attrazione può essere rivolta nei confronti di soggetti di sesso biologico opposto a quello del paziente, a soggetti di entrambi i sessi oppure può non esservi nessuna attrazione sessuale ne’ per i maschi ne’ per le femmine. In quest’ultimo caso il paziente ha spesso alterazioni gravi del comportamento e della personalità, tende ad isolarsi e la prognosi del disturbo è peggiore.
Il Disturbo dell’Identità di Genere può associarsi ad altre patologie psichiatriche.
Frequente è la comorbilità con Disturbi dell’Umore o Disturbi d’Ansia, e si può riscontrare in alcuni pazienti un Disturbo di Personalità, spesso di tipo Borderline.
Proprio perché i soggetti con Disturbo dell’Identità di Genere si sottopongono a terapie mediche e chirurgiche irreversibili è fondamentale un’accurata diagnosi differenziale al fine di distinguere questa patologia da condizioni che possono mimarne in qualche modo le caratteristiche ma che con tale disturbo non hanno nulla a che fare.
Prima di tutto il Disturbo dell’Identità di Genere deve essere distinto da un semplice anticonformismo nei confronti del comportamento stereotipato del ruolo sessuale sulla base del grado e della pervasività dei desideri, degli interessi e delle attività proprie del sesso opposto.
Questo disturbo non va poi confuso con il Feticismo di Travestimento. I travestiti non rifiutano il loro sesso biologico, indossano abiti del sesso opposto al solo scopo di procurarsi eccitazione sessuale; i transessuali si travestono perché sentono di appartenere al sesso opposto. Il desiderio sessuale, al contrario del travestito, nei soggetti affetti da Disturbo dell’Identità di Genere è un aspetto secondario e poco presente.